Non dimenticherò mai il giorno in cui mia madre disse “io vorrei tanto piangere, il problema è che non ci riesco!”. All’epoca le veniva difficile anche ridere, a dire il vero.
L’unica cosa che le vedevo fare spesso era fumare e mangiarsi le unghie. Avrebbe voluto fare di più per noi e l’amore che ci donava era già tutto il nostro mondo. Ma lei forse questo non lo sapeva o non se ne rendeva conto, presa dalla rabbia e dal suo senso di colpa per una colpa non sua: crescerci senza un padre.

Quando vidi per la prima volta il film “Matrimonio all’italiana“, ispirato alla commedia di Eduardo De Filippo, rividi mia madre in Sophia Loren che interpretava Filumena Marturano. Ed è per questo motivo che quando penso alla famiglia penso spesso a questo film e alle sue scene più emblematiche, toccanti.

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esperimento piccola scuola jepis bottega: album di famiglia

Nella Piccola Scuola maggio è stato il mese dell’album di famiglia e dell’esperimento di gruppo. Vincenzo Moretti, Jepis Rivello, Anna Ressa, Angelo Sciaudone, Silva Giromini e io ci siamo addentrati su questo terreno a volte scivoloso e abbiamo cominciato il cammino, come sempre, con i tavoli di lavoro.
Ognuno di noi ha scelto un personaggio e una domanda a cui dare risposta.

Io ho scelto il personaggio di Filumena Marturano anche perché Filumena, come raccontavo poco fa, mi ricorda mia madre. In generale mi dà il senso di tutte le donne forti della mia famiglia, e cioè mamma, nonna e mia sorella Anna e poi mi restituisce quella sensazione della persona forte e tenace che vorrei essere pure io. Nonostante nella realtà mi senta un fuscello in preda al vento: per fortuna il peso corporeo fa la sua parte e mi tiene ben salda e con i piedi per terra.

La mia domanda di partenza per l’esperimento è stata: chi si assume la colpa quando accade qualcosa di negativo in famiglia?

In questa domanda intendo disvelare il senso di colpa, che non è detto corrisponda a una colpa reale e che solitamente si affibbia da solo chi non ha colpe. Un po’ come una madre disperata che si chiede perché sia morto il proprio figlio e non lei stessa, per concretizzare all’estremo quel sentimento che cerco qui di analizzare.
In questo esempio specifico che ho fatto, la madre non ha colpe ma sente su di sé un macigno troppo grosso da portare che è costituito in realtà da due massi enormi, due domande: perché a mio figlio? cosa ho fatto io di sbagliato che non ha evitato la tragedia?

PERCHè Filumena Marturano?

Le parole di Filumena, i suoi occhi pieni di orgoglio, il suo dolore così ben celato da una tempra dura che non lascia intravedere oltre la corazza.
Un tempo mia madre era così, un muro di mattoni pesanti oltre il quale era difficile aprire un varco, guardare oltre.
Eppure gli occhi tradiscono sempre e dicono tutto, come dicevano tutto gli occhi di mia madre, che oggi invece ha imparato a dimostrare tutto il suo amore e la sua dolcezza.
Finalmente liberata da quel muro di durezza, da quell’inutile senso di sconfitta e di colpa che alcuni fatti della vita l’avevano portata ad abbracciare.

Nella scena del film in cui Filumena Marturano pronuncia la frase Mimì, lo sai quando si piange? Quando si conosce il bene e non si può avere io ho sempre rivisto mia madre, sì, ma anche me stessa. Le mie lacrime sgorgavano sempre facili, davanti a un muro, in bagno, nella mia stanza. Una che piangeva per un film, una canzone, per una cotta mai corrisposta o per una sconfitta già annunciata: annunciata da me naturalmente.
Ogni sconfitta era motivo di tristezza. E nonostante mi mostrassi sempre gioiosa e divertente, sentivo pesante l’assenza di una figura idealizzata. Che prima era un padre e poi era, di riflesso, in tutti gli amori platonici su cui costruivo odissee e romanzi che vivevano solo nella testa.

Ho vissuto l’infanzia nel senso di colpa. Chiedendomi se mio padre avesse deciso di non essere parte della mia vita per colpa mia.

Alla famiglia, intesa come luogo di nascita, crescita e formazione, ho sempre associato quindi non solo la gioia e l’amore, scontati se ci pensiamo, ma anche il senso di colpa.

Quando qualcosa va storto, quando in famiglia le cose non vanno esattamente come le pubblicità dei biscotti della famiglia perfetta, ci si chiede spesso: di chi è la colpa di tutto questo? Forse è mia? Forse è sua? Forse è di tutti, suddivisa in parti uguali?
Spesso da bambina mi sono chiesta se dipendessero da me tantissime cose. Ma ero una bambina gioiosa e giocosa, e questo ossimoro mi è rimasto dentro. Come se mi chiedessi il perché di tutto, senza darmi pace, e nel mentre ballassi una danza scatenata e felice.

la lezione che porto con me

Un’importante lezione che porto nel cuore insieme a Filumena Marturano è il concetto che i figli non si comprano e che sono di chi li cresce. Mi porto anche quello che mi ha sempre insegnato mia madre sul denaro.
A casa abbiamo sempre avuto la percezione che nulla fosse dovuto, che i soldi si sudano, che non ci si può comprare uno smartphone nuovo al mese e nemmeno all’anno, che le vacanze sono un lusso.
Quando ero bambina però ci bastava poter godere di una bella spiaggia in città, il resto non contava.
Quello che avevano gli altri per noi non contava: contava solo il nostro essere unite, il non smuoverci da quell’amore che, anche nella rabbia o nelle incomprensioni, ci faceva rifugiare sempre in un abbraccio quasi disperato.


Di chi è la colpa allora? E tu a chi la attribuisci?

Non lo so. Alla fine non lo so davvero come si esca dal senso di colpa. Come avrete capito non intendo le colpe vere, quelle che arrivano nei tribunali, quelle storie tremende di genitori e figli che si picchiano o ammazzano a vicenda. Lì siamo già nel patologico: in un tale patologico che spesso le denunce non arrivano neanche e per paura si resta zitti in attesa della propria fine.

Il senso di colpa arriva anche quando contrai una brutta malattia senza uscita. A chi dai la colpa lì? Con chi te la prendi? Pensi di aver sbagliato qualcosa? Perché a te e non a un altro?
Non puoi darla a nessuno la colpa e non puoi rispondere a queste domande. In fondo parlare di colpa è come parlare di sconfitta.

Così penso che alla fine delle nostre storie di vita e di famiglia non esistano e non debbano esistere sensi di colpa così giganteschi da offuscare l’amore e le cose belle che ci capitano.

Il senso di colpa va cancellato dal vocabolario, se la colpa non ci appartiene. Ma come ben sappiamo arrivare alla consapevolezza di non aver colpa, quando in effetti non la abbiamo, è molto difficile.
Credo sia più facile trovare assassini con la percezione di coscienza pulita che persone oneste senza alcun senso di colpa.


Se un bambino perde un genitore, non è colpa sua.
Se una madre e un padre perdono un figlio, non è colpa loro.
Se si perde una sorella o un fratello, non è colpa di chi resta.
Se qualcuno tenta di ostacolarci o di farci stare male, non dobbiamo chiederci più il perché.

Non è nemmeno colpa del tempo che pensiamo di aver sprecato, e neanche colpa di quel Dio che invochiamo o a cui non crediamo.

La vita non dovrebbe essere colpa. Se lo dimentica spesso chi vede sempre in sé la colpa di qualcosa.
E allora come rispondere alla colpa che sentiamo dentro? Come risponde Filumena Marturano a quella sensazione costante di non aver dato abbastanza ai suoi figli e di non aver ricevuto sufficiente amore nella vita?

Risponde con la vita. Acciuffandola. Vivendola. Urlandola. Correndole incontro.

I TAVOLI DI LAVORO della Piccola Scuola [VIDEO]
Tavolo Numero 1, 8 Maggio 2021
Tavolo Numero 2, 15 Maggio 2021
Tavolo Numero 3, 22 Maggio 2021
Tavolo Numero 4, 29 Maggio 2021
Tavolo Numero 5, 5 Giugno 2021

Laura Ressa

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Copertina: Sophia Loren e Marcello Mastroianni

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Scritto da:

Laura Ressa

Classe 1986 🌻 Digital Marketing Specialist & Web Writer 🌻 Frasivolanti